mercoledì 13 ottobre 2010

"Attraverso le Tenebre" negli spazi della Galleria d'Arte Moderna "Raccolta Lercaro”

La mostra “Attraverso le tenebre. Goya, Battaglia, Samorì” è ospitata negli spazi della .Galleria d'Arte Moderna "Raccolta Lercaro”di Bologna sino al prossimo 9 Gennaio 2011. Nella mostra "Attraverso le tenebre. Goya, Battaglia, Samorì, curata da Andrea Dall’Asta S.I., Gigliola Foschi e Michele Tavola, sono accostati i lavori di tre artisti molto diversi tra loro per riflettere sulla realtà del male, nell’intento di individuare percorsi che siano capaci di suscitare nell’uomo il desiderio di un bene rivolto all’intera comunità. 


Los desastres de la guerra - serie di ottantadue acqueforti realizzate da Francisco Goya tra il 1810 e il 1820, di cui la Raccolta Lercaro presenta un’ampia selezione - è uno spietato documento che testimonia la violenza perpetrata dall’occupazione francese della Spagna.
Occupazione che si concluderà nel 1813 per continuare, però, con la tragedia dell’instaurazione di una monarchia assoluta che farà precipitare il paese in uno dei momenti più cupi della sua storia. Il vero protagonista delle incisioni di Goya è il male. 
Le scene sono raccapriccianti: mutilazione di corpi, fucilazioni, corpi impiccati, impalati. 
Persone percosse a morte, giustiziate, evirate, decapitate. Simili a epigrafi tombali, le scene si presentano come un lacerante urlo, cupo e sordo. Il tratto è nervoso e graffiante. Il disegno appare come tracciato con la cenere dei cadaveri, quasi fossero “istantanee dell’orrore” nelle quali Goya mostra la malvagità della natura umana. “Per questo eravate nati” - scrive Goya in un’acquaforte.

Los desastres de la guerra - Acquaforte, puntasecca
La morte appare l’unico esito dell’esperienza umana.
Tra le vittime più illustri della guerra, in mezzo a tutte queste macerie, c’è anche la Verità, raffigurata sotto le spoglie di una donna angelica illuminata da una luce trascendente (così compare nelle ultime acqueforti): risusciterà forse nel momento in cui gli uomini avranno imparato dalle proprie meschinità, per suggellare un nuovo patto con l’umanità? Con una quarantina di scatti fotografici di un teso e contrastato bianco e nero, Letizia Battaglia - fotografa di fama internazionale e vincitrice, tra gli altri, del prestigioso premio “W. Eugene Smith Award” - documenta gli “anni di piombo” della città di Palermo, testimoniando l’atrocità della violenza che lacera la vita della sua città. Nelle foto dei delitti di mafia, negli sguardi dei morti ammazzati, nei volti carichi di dolore di bambini e di donne, l’autrice invita a prendere coscienza del male dentro e fuori di noi per combatterlo, per lottare e realizzare una società diversa, che sappia reagire alle tragedie della corruzione e della sopraffazione. 
Una madre piange il figlio appena ucciso. 
Un corpo è stato dilaniato dalle pallottole. Tuttavia, le sue fotografie non sono una semplice testimonianza. Il suo sguardo non è mai distaccato, ma abitato da un senso di partecipazione e di sofferenza che parla di vita. Le sue immagini sono piene di una compassione che ci rende solidali con la vita degli altri e ci invita a un impegno civile e personale. Tragedie che l’uomo ha vissuto da sempre, nel passato, nel presente. Le immagini di Francisco Goya e di Letizia Battaglia si pongono come metafore del male, come immagini di una notte nera che l’uomo è chiamato ad attraversare. 
Il male è una realtà che l’uomo non può semplicemente subire. Ma come superare questo abisso del non senso? Come vincere l’indifferenza che ci rende sordi al richiamo di un impegno contro gli orrori del male? A conclusione del percorso dei lavori dei due autori citati è posta una Via Crucis, espressamente commissionata dalla Raccolta Lercaro al giovane artista romagnolo Nicola Samorì. 
Attraverso un linguaggio visionario che procede per strappi e lacerazioni, l’autore dipinge dettagli che alludono allo sviluppo narrativo delle singole scene, suggerendo la continua lotta tra vita e morte, verità e menzogna, luce e tenebre. 
La vita non si svolge secondo uno sviluppo lineare, ma è un campo di battaglia in cui l’uomo è chiamato a compiere le proprie scelte. Come ci indica la Via Crucis, in questo terribile cammino verso la morte Gesù assume su di sé la “Croce” del male che abita il mondo e il cuore di ogni uomo, per liberarci, per indicarci vie di liberazione, percorsi di redenzione. 
Gesù porta sulle proprie spalle il peccato del mondo, affinché impariamo a convertirlo in strumento di vita. Il Suo è un invito a percorrere cammini di responsabilità nella prospettiva di una civiltà che non si fondi sulla violenza ma sulla condivisione dei valori.

Andrea Dall’Asta S.I.

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